BURUNDI, GISHUBI: Progetto Casobu

 

Il contesto

Il Burundi ha vissuto, per 10 anni, un grave periodo di crisi politica e sociale.
Molti dei sopravvissuti ai massacri hanno dovuto abbandonare i loro villaggi per andare in esilio, altri si sono dovuti rifugiare nei campi profughi e altri ancora sono dovuti emigrare all’estero.
Questa tragica e prolungata situazione lascia ancora oggi importanti conseguenze: odio, vendetta, diffidenza, povertà, situazioni che provocano una co-abitazione molto difficile.
La provincia di Gitega è tra le più colpite dai massacri.
Nel comune di Gishubi (75.645 abitanti, di cui 41.000 donne) si soffre tuttora della guerra: il ritorno dei rifugiati è lento e una moltitudine di sfollati vive ancora nel grande campo profughi sulla collina Muhuzu.
Per aumentare la fiducia tra le etnie bisogna promuovere la riconciliazione e rinforzare la pace.

Il progetto

La costruzione di un campo di calcio per attività sportive finalizzate al dialogo interetnico realizzato a Gishubi da CASOBU asbl – Le Cadre Associatif des Solidaires du Burundi, permette di contribuire alla promozione della riconciliazione tra gli sfollati che si trovano nei campi profughi e quelli che sono rimasti nelle colline.
Lavorare per la pace, per la riconciliazione e per lo sviluppo globale è possibile anche attraverso lo sport. Il campo di calcio sorto nel comune di Gishubi grazie a Sportmeet ed al finanziamento del Servizio Solidarietà Internazionale della Provincia Autonoma di Trento sta iniziando a servire come luogo di incontro ed è un’occasione per far crescere la collaborazione e la fiducia tra i gruppi etnici.
Già collaborando, una volta superata l’iniziale profonda diffidenza, nella costruzione di questo campo di calcio, i gruppi di etnie diverse, beneficiari del progetto, hanno incominciato a costruire rapporti interpersonale positivi.
Il terreno dove è sorto il campo di calcio è stato distrutto durante la guerra ed abbandonato ad un selvaggio espandersi della vegetazione.
L’amministrazione locale ha contribuito con il dono del terreno, delle porte da calcio e col sensibilizzare la popolazione sul valore del progetto.
Alla conclusione dei lavori, il campo è stato inaugurato alla presenza del Presidente della Repubblica, insegnante di educazione fisica, che ha giocato la prima partita con la sua squadra.
I media locali hanno dato grande rilievo al progetto.
Lo sport si sta rivelando un elemento catalizzatore per smorzare i pregiudizi e gettare le basi per un’educazione alla pace ed alla tolleranza, a sostegno della formazione allo sviluppo.
Beneficiari del progetto sono i 1200 bambini che frequentano la scuola elementare ed i 350 studenti della scuola secondaria del Comune ed i circa 360 adulti fra gli sfollati che si trovano nei campi profughi e fra quanti sono rimasti nelle colline.
Per quanto riguarda i criteri di selezione sarà data priorità, almeno fra gli adulti, a chi mostra più sensibilità al dialogo interetnico.
L’accesso al campo, ora anche recintato, sarà gratuito.
Per favorire la partecipazione al pubblico si vede la necessità, in un futuro prossimo, di uno spazio coperto: una tribuna lunga 24 metri e larga 8. Accanto al campo si pensa di costruire dei servizi igienici.