Conferenza dal titolo: "La Società del gratuito e i mondi vitali nuovi" svoltasi nell'ambito del Convegno internazionale: "Don Oreste Benzi: testimone e profeta per le sfide del nostro tempo"
Intervento di Alberto Frassineti
Rimini, 27 ottobre 2012
Introduzione
Il progetto “Economia di Comunione nella libertà” (EdC) si inserisce in quel filone di esperienze che ricercano soluzioni capaci di coniugare le esigenze di mercato con quelle solidaristiche, superando così quella concezione tradizionale di economia, che ha come primo e solo obbiettivo il profitto e proponendo un modello economico basato sulla persona in rapporto di reciprocità con gli altri ed un modello di impresa che, come scrive Benedetto XVI al n. 46 della Caritas in Veritate “non esclude il profitto, ma lo considera strumento per realizzare finalità umane e sociali”.
Per prima cosa possiamo affermare che ogni concezione dell'agire economico è certamente il frutto di una cultura specifica e di una precisa visione del mondo. Quindi per comprendere l’economia di comunione occorre innanzitutto tenere presente l'humus spirituale da cui è nato questo agire economico, cioè la spiritualità dell’unità emersa dal carisma di Chiara Lubich e vissuta all’interno del Movimento dei Focolari: una visione del mondo incentrata sulla realtà di Dio Padre di tutti da cui deriva la conseguenza di una fraternità universale che prelude ad un mondo più unito.
Affinché ciò sia possibile è richiesto a tutti di vivere quell’esperienza umana che si chiama amore: l’amore cristiano, o per chi fosse di altre fedi e convinzioni diverse, la benevolenza, che significa voler il bene degli altri, atteggiamento presente in tutti i libri sacri e non estraneo agli uomini cosiddetti laici.
È infatti comune a tutte le religioni ma anche a tutte le culture laiche la cosiddetta “regola d’oro”: “Fai agli altri ciò che vuoi sia fatto a te, non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”, che è la base di un rapporto interpersonale e sociale che ci sprona e indirizza verso una fraternità universale.
Tipico poi dell’esperienza cristiana e della pratica di vita del Movimento dei Focolari è la cosiddetta «cultura del dare», che sin dall'inizio si è concretizzata in una comunione dei beni fra tutti i membri ed in opere sociali anche consistenti. Essa si fonda sulla concezione che l'uomo trova la sua realizzazione soprattutto nel rapporto
con gli altri, rapporto che ha il suo momento più significativo nell'atto di donare. Punta alla solidarietà ed alla condivisione, accantona la logica dello spreco e dell'accumulo, promuovendo non la lotta per prevalere, ma l'impegno per crescere insieme, per attuare un uso sobrio e responsabile dei beni.
Il dare di cui parliamo parte dalla convinzione che tutto ciò che utilizziamo lo abbiamo in gestione, perché ogni cosa ci è stata donata. Per questo ha come caratteristiche la gratuità e il rispetto della dignità dell'altro.
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